Corruzione
Oltre che essere «banale», il male può diventare «abituale», fino a diventare «vera cultura, con capacità dottrinale, linguaggio proprio, maniera di procedere peculiare». Queste le parole di papa Francesco, che ha sorpreso un po' tutti dicendo che «la corruzione non può essere perdonata». Ma allora cosa ne è del perdono instancabile di Dio? Cosa intende il papa affermando «peccatori sì, corrotti no»?
La sua riflessione, coltivata e maturata fin da quando era arcivescovo di Buenos Aires, si concentra sulla differenza qualitativa tra peccato e corruzione, e su come per guarire dalla corruzione ci voglia una svolta di vita qualitativamente alternativa. Il discorso ha grandi risvolti anche sul piano civile, dove il dibattito su questo tema è ormai consunto e quasi disarmato. È necessario leggere la corruzione in modo nuovo, fuori da un moralismo che produce solo effimera indignazione. Occorre piuttosto puntare diritti alla «struttura interna» della corruzione, per tentare di far compiere un salto di qualità alla nostra coscienza civile.
LORENZO BIAGI insegna antropologia filosofica ed etica presso l’Istituto universitario salesiano di Venezia, filosofia morale presso l’ISSR di Treviso-Vittorio Veneto, ed è segretario generale della Fondazione Lanza.
Quarta di copertina
Oltre che essere «banale», il male può diventare «abituale», fino a diventare «vera cultura, con capacità dottrinale, linguaggio proprio, maniera di procedere peculiare». Queste le parole di papa Francesco, che ha sorpreso un po' tutti dicendo che «la corruzione non può essere perdonata». Ma allora cosa ne è del perdono instancabile di Dio? Cosa intende il papa affermando «peccatori sì, corrotti no»?
La sua riflessione, coltivata e maturata fin da quando era arcivescovo di Buenos Aires, si concentra sulla differenza qualitativa tra peccato e corruzione, e su come per guarire dalla corruzione ci voglia una svolta di vita qualitativamente alternativa. Il discorso ha grandi risvolti anche sul piano civile, dove il dibattito su questo tema è ormai consunto e quasi disarmato. È necessario leggere la corruzione in modo nuovo, fuori da un moralismo che produce solo effimera indignazione. Occorre piuttosto puntare diritti alla «struttura interna» della corruzione, per tentare di far compiere un salto di qualità alla nostra coscienza civile.
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