Il soffio del dono
Diario di fratel Christophe, monaco di Tibhirine, 8 agosto 1993 - 19 marzo 1996
Dei sette monaci trappisti assassinati in Algeria il 21 maggio 1996, fratel Christophe era il più giovane. Da diversi anni egli teneva un diario, intitolato 'Quaderno di preghiera': annotazioni di fatti, di riflessioni, sentimenti e vibrazioni interiori, molte volte espresse in forma poetica. Cominciato l'8 agosto 1993, il diario giunge fino al 19 marzo 1996, pochi giorni prima del rapimento dei monaci, avvenuto nella notte tra il 26 e 27 marzo, cui seguirono quasi due mesi di prigionia e la tragica fine.
Il diario permette anche di ricostruire un periodo travagliato della presenza dei monaci in Algeria, quando già la violenza dell'integralismo e del fanatismo diveniva sempre più incombente. E permette in particolare di capire il motivo profondo della scelta dei monaci di rimanere, nonostante l'aggravarsi delle minacce e il ripetersi delle violenze. Per loro si trattò di una scelta d'amore e di fedeltà appunto all'Algeria e in particolare agli algerini di Tibhirine che sentivano come fratelli. Amore e fedeltà fino al dono totale della propria vita.
Fratel Christophe faceva parte della comunità trappista di Tibherine, nella solitudine delle montagne dell'Atlante algerino. I monaci avevano stabilito dei rapporti di dialogo e anche di amicizia con i loro vicini musulmani. Furono rapiti da una gruppo di terroristi della GIA, imprigionati e infine assassinati.
Quarta di copertina
Dei sette monaci trappisti assassinati in Algeria il 21 maggio 1996, fratel Christophe era il più giovane. Da diversi anni egli teneva un diario, intitolato 'Quaderno di preghiera': annotazioni di fatti, di riflessioni, sentimenti e vibrazioni interiori, molte volte espresse in forma poetica. Cominciato l'8 agosto 1993, il diario giunge fino al 19 marzo 1996, pochi giorni prima del rapimento dei monaci, avvenuto nella notte tra il 26 e 27 marzo, cui seguirono quasi due mesi di prigionia e la tragica fine.
Il diario permette anche di ricostruire un periodo travagliato della presenza dei monaci in Algeria, quando già la violenza dell'integralismo e del fanatismo diveniva sempre più incombente. E permette in particolare di capire il motivo profondo della scelta dei monaci di rimanere, nonostante l'aggravarsi delle minacce e il ripetersi delle violenze. Per loro si trattò di una scelta d'amore e di fedeltà appunto all'Algeria e in particolare agli algerini di Tibhirine che sentivano come fratelli. Amore e fedeltà fino al dono totale della propria vita.
Il soffio del dono