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Cinque domande a Roberto Magnani | Gli effetti dell’Intelligenza Artificiale nel quotidiano

3 set 2025
Cinque domande a Roberto Magnani | Gli effetti dell’Intelligenza Artificiale nel quotidiano

Cinque domande a Roberto Magnani

Gli effetti dell’Intelligenza Artificiale nel quotidiano

Roberto Magnani, ingegnere elettronico e consulente sull’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nell’industria, è autore del libro “Gli effetti dell’Intelligenza Artificiale nel quotidiano”. Noi delle Edizioni Messaggero Padova lo abbiamo intervistato per voi.

1) Ing.Magnani, cosa l'ha spinta a scrivere un libro proprio sugli effetti dell'Intelligenza Artificiale nel nostro quotidiano? C'è stato un momento o un'osservazione particolare che ha acceso la scintilla?

Vengo da decenni di esperienza in multinazionali dell’informatica, di cui quasi le metà passati all’estero. A partire da metà dello scorso decennio con i team di cui ero responsabile in un Campus Tecnologico a Dublino, Irlanda, abbiamo iniziato a proporre soluzioni che includevano anche IA. Con il rilascio al pubblico di soluzioni di IA generative a disposizione di tutti, a fine 2022, quando ero appena rientrato in Italia, sono stato coinvolto in attività di formazione per professionisti con pubblicazioni specifiche. Ma l’uso pervasivo di queste tecniche sta cambiando i paradigmi della vita quotidiana anche senza che ce ne accorgiamo. Da qui la necessità di rendere comprensibile, anche a chi ha altro da fare che interessarsi all’IA, ciò che sta succedendo, persino attraverso il semplice utilizzo di un’applicazione sul proprio telefonino. 

2) Lei accenna al rischio di consegnare, spesso inconsapevolmente, una grande quantità di informazioni personali. Qual è il rischio maggiore che corriamo quando usiamo questi strumenti e come possiamo iniziare a diventare più consapevoli di questa cessione di dati?

Il problema deriva decenni di uso incontrollato di internet in cui a sua volta l’IA si inserisce, amplificandolo, con la capacità di analizzare grandissime quantità di dati. Direi che l’IA ha avuto un grosso sviluppo anche per questo motivo. I dati personali hanno un grande valore in campo commerciale perché servono per profilare i consumatori e personalizzare le iniziative. L’introduzione di IA permette ora di anticipare o di creare i desideri. Il confine tra persuasione e manipolazione è molto sottile ed è particolarmente rischioso quando si entra nell’ambito di diffusione di idee e opinioni politiche con la concreta possibilità di manipolare grandi masse in modo relativamente semplice. Volendo attualizzare il paragone dei conquistadores che ottenevano pietre preziose dagli indigeni scambiandole con semplici perline sfruttando la loro credulità, notiamo che oggi la situazione non è poi così diversa. Difatti, per usufruire dei servizi gratuiti (le "perline" del nostro tempo), abbiamo inconsapevolmente consegnato i nostri dati (il vero tesoro con valore intrinseco e quindi le “pietre preziose” dei vecchi conquistadores). In sintesi, le grandi compagnie multinazionali dell’informatica hanno sfruttato questi dati per arricchirsi e, con l'avanzamento dell'intelligenza artificiale, stanno ora aprendo la strada a un controllo della società che va ben oltre il semplice aspetto commerciale. L‘Unione Europea con il DATA Act sta cercando di recuperare la situazione mettendo dei vincoli ed introducendo una valorizzazione dei dati spostando così l’attenzione sul cittadino e non sul consumatore/utente. 

3) Guardando al futuro, quali sono, secondo lei, le sfide etiche e sociali più urgenti che dobbiamo affrontare collettivamente riguardo allo sviluppo e all'applicazione dell'Intelligenza Artificiale?

Innanzitutto, la cosiddetta "alfabetizzazione digitale" delle masse è l’antidoto più efficace ma richiede uno sforzo notevole. Solo creando un’opinione pubblica la politica si attiverà per rendere efficaci le azioni di protezione e soprattutto di sviluppo di IA nei campi socialmente più rilevanti. I benefici dell’uso di questa tecnologia possono essere notevoli a tal punto da cambiare in modo positivo il nostro modo di vivere. Prima di tutto occorrono regole etiche condivise, che verranno poi tradotte in norme e leggi, come ad esempio l’AI act europeo. Su questo aspetto l’Europa non è l’unico ente ad essere scrupoloso: l’Unesco ha rilasciato principi simili di trasparenza, responsabilità e sicurezza; la Santa Sede, con il Rome Treaty del 2019, ha radunato i grandi attori mondiali per definire come dovesse avvenire l’evoluzione della tecnologia (concetti ripesi più volte con documenti successivi).

4) Nel suo libro fa riferimento all’uso delle IA nelle professioni. È ormai noto che l’Intelligenza Artificiale da parte del mondo aziendale è in costante crescita, concepita come un potente alleato per snellire e velocizzare le operazioni. Parallelamente, però, emerge una crescente apprensione tra i lavoratori, timorosi che questa tecnologia possa gradualmente sostituire le loro mansioni. Si tratta di un timore legittimo?

Il timore di perdere il lavoro fa parte di quelle narrazioni che stanno dando un’immagine futura distopica e irreale sull’uso dell’Intelligenza Artificiale (come ad esempio il frequente timore che verremo sostituiti). Sono immagini fuorvianti che hanno scopi reconditi. L’introduzione di IA in azienda può portare beneficio solo se condivisa con tutti, ognuno per il proprio ruolo. Non si tratta di introdurre un software che la gente deve imparare ad usare ma di un elemento con cui bisogna imparare ad operare in simbiosi sfruttandone le capacità. Per mia personale esperienza non è possibile introdurre l’uso dell’IA in tempi brevi. Ovviamente sarà necessario modificare il proprio modo di lavorare applicando in ogni fase maggior responsabilità critica per verificare l’esattezza dell’elemento artificiale. Molte mansioni cambieranno e alcuni lavori impiegatizi ripetitivi saranno sostituiti, ma abbiamo ancora tempo per supportare queste persone nella crescita professionale così che la componente umana di verifica e critica rimanga vitale per il successo delle attività all’interno della stessa azienda o altrove. Faccio notare che in questo momento, per quanto riguarda la mia esperienza personale attuale nel panorama italiano di piccole e medie imprese, non è infrequente la richiesta di valutare la possibilità di utilizzare i sistemi di IA dal momento che le aziende faticano ne trovare specialisti (in Italia ci sono migliaia, se non centinaia di migliaia di posizioni lavorative di ogni livello attualmente scoperte). L’economia americana, che a differenza dell’Italia è molto più aggiornata circa l’uso dell’IA, si trova invece al livello più basso di disoccupazione degli ultimi anni. In definitiva ognuno dovrebbe cercare di capire come sfruttare le capacità di un “collega” che potrebbe svolgere al posto suo la parte più noiosa del lavoro.

5) Per concludere, esiste il rischio che questa tecnologia, se impiegata da individui con intenzioni discutibili, possa generare conseguenze avverse per il futuro?

Purtroppo, la risposta è sì, l'IA diventa rischiosa non per sua natura, ma quando viene trasformata in un mezzo per affermare il potere di una nazione sull'altra. Vediamo questa competizione per la supremazia sia nelle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti che nelle azioni, seppur meno esplicite, della Cina. La strategia americana sembra voler esportare la propria IA come modello unico, restringendo l’accesso a tecnologie avanzate solo ad alcuni. Questo potrebbe rafforzare le disuguaglianze globali e ostacolare la cooperazione internazionale sull’etica dell’IA, riducendola a una questione tecnico-industriale. Ci tengo a far notare che il modello americano è un modello alla lunga insostenibile sia energeticamente che finanziariamente e che antepone la propria crescita economica alla sicurezza pubblica rischiando così di creare fiducia nei confronti dell’Intelligenza Artificiale. Di fatto, una visione nazionalista della tecnologia può impedire lo sviluppo di standard etici comuni, lasciando irrisolte questioni globali come diritti umani, privacy, equità e giustizia. Per l’Europa paradossalmente si apre la strada per lo sviluppo di un modello alternativo tecnicamente possibile, con lo scopo di posizionarsi in modo diverso puntando su strategie di sviluppo. È sbagliato pensare che non si possa mai colmare il divario tecnologico. È tempo di andare oltre al modello proposto da pochi fornitori globali, e cercare un’efficienza dal punto di vista energetico senza rinunciare alle prestazioni che servono nei casi d’uso, proponendo modelli di sviluppo ed utilizzo diversi da quelli indirizzati attualmente. Ma serve una volontà politica che di questi tempi è guidata dall’opinione pubblica, che va educata. Il libro in questione vuole essere un piccolo contributo in questo senso.

 

 

Gli effetti dell'Intelligenza Artificiale nel quotidiano

Roberto Magnani

pagine: 136

Un saggio sull’intelligenza artificiale già presente nel vivere quotidiano. Uno strumento per promuovere la consapevolezza tecnologica.
18,00 17,10


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