Padre Nostro che sei in galera. I carcerati commentano la preghiera di Gesù
In queste pagine, che sono un commento al Padre nostro nato dalla condivisione con i carcerati della Casa di reclusione «San Michele» (Alessandria), emerge che la paternità/maternità di Dio non impicca la persona al suo passato, per quanto devastato e devastante. Lui ama la persona in questo momento e ne sogna la rieducazione e la liberazione. Praticamente come l'articolo 27 della Costituzione della Repubblica italiana. Al di là delle sbarre, in galera, la preghiera del Padre Nostro risuona più ricca, più dolorosa, forse più vera e incarnata nella nostra umanità, perché tutti siamo fratelli e briganti.
Biografia dell'autore
Beppe Giunti
Giuseppe GIUNTI, francescano conventuale, volontario in carcere nella sezione dei collaboratori di giustizia, formatore nella Cooperativa sociale Coompany&; per molti anni insegnante di religione, impegnato nella pastorale giovanile a Genova, Torino, Susa e nel Convegno Giovani verso Assisi. Attivo in rete col blog fratemobile.net e su Youtube, Facebook e Spreaker.
Padre Nostro che sei in galera. I carcerati commentano la preghiera di Gesù