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Teologia e arti

Teologia e arti

CredOg XL (6/2020) n. 240

Papa Francesco con straordinaria spregiudicatezza e forza spinge a un ripensamento dei diversi ambiti dell’evangelizzazione, eppure nella chiesa l’arte e tutto il mondo dell’immagine rimane ostinatamente inchiodato: imperterrito, distante dal tempo, rivolto indietro. È un problema delle arti contemporanee, della teologia o delle comunità credenti? La fede può finalmente dirsi oggi con tutti i «linguaggi» contemporanei? L’arte poi sa esprimere l’avventura della fede e la vigoria delle «celebrazioni» odierne? Dunque, tra i diversi ambiti dell’evangelizzazione da ripensare, c’è anche quello dell’immagine. E «CredereOggi» s’interroga a partire dalla realtà: i modelli figurativi religiosi attuali in grandissima parte sono scadenti e sciatti, scimmiottano (e molto male) un magnifico passato (bizantinismi, pauperismi medievali et similia), silenti delle inquiete fedi e del magmatico trascendente. Sono le arti a non saper più veicolare Dio o sono le comunità credenti a non saper più dire Dio nei linguaggi odierni? Guardando alle strutture architettoniche, alle liturgie, ma anche alle filmografie, alle letterature, ecc. pare difficile rispondere. Intanto la frattura tra arte e fede continua…
La rivista «CredereOggi» è pubblicata da quarant’anni dalle «Edizioni Messaggero Padova» sotto la responsabilità dei Frati minori conventuali di sant’Antonio di Padova. Contributi di ANDREA DALL’ASTA - ROBERTO DIODATO - GIOVANNI CHIARAMONTE - MICHELA BEATRICE FERRI - ELENA PONTIGGIA - LUIGI RAZZANO - PIERANGELO SEQUERI - PAOLO TOMATIS - DARIO VIGANÒ - GIULIANO ZANCHI

Quarta di copertina

Papa Francesco con straordinaria spregiudicatezza e forza spinge a un ripensamento dei diversi ambiti dell’evangelizzazione, eppure nella chiesa l’arte e tutto il mondo dell’immagine rimane ostinatamente inchiodato: imperterrito, distante dal tempo, rivolto indietro. È un problema delle arti contemporanee, della teologia o delle comunità credenti? La fede può finalmente dirsi oggi con tutti i «linguaggi» contemporanei? L’arte poi sa esprimere l’avventura della fede e la vigoria delle «celebrazioni» odierne? Dunque, tra i diversi ambiti dell’evangelizzazione da ripensare, c’è anche quello dell’immagine. E «CredereOggi» s’interroga a partire dalla realtà: i modelli figurativi religiosi attuali in grandissima parte sono scadenti e sciatti, scimmiottano (e molto male) un magnifico passato (bizantinismi, pauperismi medievali et similia), silenti delle inquiete fedi e del magmatico trascendente. Sono le arti a non saper più veicolare Dio o sono le comunità credenti a non saper più dire Dio nei linguaggi odierni? Guardando alle strutture architettoniche, alle liturgie, ma anche alle filmografie, alle letterature, ecc. pare difficile rispondere. Intanto la frattura tra arte e fede continua…

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