Teologia e tecnologia
CredOg XXXIX (5/2019) n. 233
Ecco un fascicolo su un tema “caldo” per la teologia. Se ne parla da tempo, ma restano immutate le tante domande e le poche risposte: tutte interlocutorie. Forse difetta la metodica, forse la scarsa attenzione nel porre le domande giuste, oppure vige solo l’imbarazzo dell’intreccio scoperto di due dimensioni finora ritenute parallele se non proprio divergenti. Fatto sta che in questi ultimi anni le parallele sono diventate convergenti, creando una massa critica sia sul versante tecnologico sia su quello teologico. La tecnica odierna così avanzata su moltissimi fronti, così pervasiva ed efficace, così autorevole e dominante al punto da determinare lo stesso modo di pensare dell’uomo, può condizionare la fede del credente? Va considerata – come paventano molti – una specie di (ennesima) rottura con Dio? La teologia come deve interpellare la tecnologia? E questa come deve dialogare con la teologia? Molti discutono sul versante (bio)etico o su quello informatico, pochi su quello primario e sostanziale antropologico e culturale. Infatti: l’anima tecnologica odierna ha una radice ebraica e cristiana che dovrebbe essere maggiormente scandagliata. Dopo uno sguardo fenomenologico e biblico sulla tecnica, «CredereOggi» discute alcune (sette) questioni formidabili con il proprio specifico approccio multidisciplinare, determinato a offrire piste (transdisciplinari) per riuscire a dire Dio nel tempo della tecnica.
Sei abbonato?
Contributi di
PAOLO BENANTI - ANDREA BIGALLI - GAIA DE VECCHI - GIOVANNI DEL MISSIER - PAOLO FLORETTA - FRANCESCA MARIN - LUCA MAZZINGHI - SIMONE MORANDINI - FRANCO VACCARI - LUCIA VANTINI
Quarta di copertina
Ecco un fascicolo su un tema “caldo” per la teologia. Se ne parla da tempo, ma restano immutate le tante domande e le poche risposte: tutte interlocutorie. Forse difetta la metodica, forse la scarsa attenzione nel porre le domande giuste, oppure vige solo l’imbarazzo dell’intreccio scoperto di due dimensioni finora ritenute parallele se non proprio divergenti. Fatto sta che in questi ultimi anni le parallele sono diventate convergenti, creando una massa critica sia sul versante tecnologico sia su quello teologico. La tecnica odierna così avanzata su moltissimi fronti, così pervasiva ed efficace, così autorevole e dominante al punto da determinare lo stesso modo di pensare dell’uomo, può condizionare la fede del credente? Va considerata – come paventano molti – una specie di (ennesima) rottura con Dio? La teologia come deve interpellare la tecnologia? E questa come deve dialogare con la teologia? Molti discutono sul versante (bio)etico o su quello informatico, pochi su quello primario e sostanziale antropologico e culturale. Infatti: l’anima tecnologica odierna ha una radice ebraica e cristiana che dovrebbe essere maggiormente scandagliata. Dopo uno sguardo fenomenologico e biblico sulla tecnica, «CredereOggi» discute alcune (sette) questioni formidabili con il proprio specifico approccio multidisciplinare, determinato a offrire piste (transdisciplinari) per riuscire a dire Dio nel tempo della tecnica.
Teologia e tecnologia