L'io ospitale
Saggio sull’accoglienza, sul rapporto io-tu a partire dalla categoria dell’ospitalità.
Chi è l’«io»? E qual è il suo destino?
La risposta biblica a questa domanda è paradossale e originale: l’io non è né parte della totalità, né egli stesso totalità bensì relazione. La prospettiva biblica è assai diversa dalla visione occidentale postmoderna di una soggettività che «non deve niente a nessuno». L’io biblico deve «tutto a tutti» e riconosce tutto come gratuità e grazia, prima e indipendentemente dal suo stesso pensare e operare.
Così la persona desidera e progetta non per realizzare se stessa e soddisfarsi, bensì per andare incontro all’altro e rispondere all’appello del suo volto facendogli dono gratuitamente di ciò di cui ha bisogno. La categoria più adeguata per dire questo è «ospitalità». Di qui il titolo di questo piccolo saggio.
CARMINE DI SANTE ha studiato teologia all’Istituto teologico di Assisi, si è specializzato in scienze liturgiche al Pontificio Istituto S. Anselmo di Roma e laureato in psicologia all’Università «La Sapienza» di Roma. Ha insegnato all’Istituto teologico di Assisi e ha lavorato come teologo dal 1980 al 2000 al SIDIC (Service international de documentation judéo-chrétienne). Tra i suoi volumi, alcuni tradotti in varie lingue, ricordiamo: Parola e terra. Per una teologia dell’ebraismo (Cittadella 20112); L’uomo alla presenza di Dio. L’umanesimo biblico (Queriniana 2010).
Per le Edizioni Messaggero ha già pubblicato Responsabilità (2012).
Quarta di copertina
Saggio sull’accoglienza, sul rapporto io-tu a partire dalla categoria dell’ospitalità.
Chi è l’«io»? E qual è il suo destino?
La risposta biblica a questa domanda è paradossale e originale: l’io non è né parte della totalità, né egli stesso totalità bensì relazione. La prospettiva biblica è assai diversa dalla visione occidentale postmoderna di una soggettività che «non deve niente a nessuno». L’io biblico deve «tutto a tutti» e riconosce tutto come gratuità e grazia, prima e indipendentemente dal suo stesso pensare e operare.
Così la persona desidera e progetta non per realizzare se stessa e soddisfarsi, bensì per andare incontro all’altro e rispondere all’appello del suo volto facendogli dono gratuitamente di ciò di cui ha bisogno. La categoria più adeguata per dire questo è «ospitalità». Di qui il titolo di questo piccolo saggio.
L'io ospitale