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«Voi, chi dite che io sia?». A 1700 anni da Nicea

«Voi, chi dite che io sia?». A 1700 anni da Nicea

CredOg XLV (1/2025) n. 265

Primo concilio ecumenico della storia della chiesa (325), Nicea si ricorda in particolare per il Credo sottoscritto, quello che ha posto le basi dell’attuale Simbolo della nostra fede cristiana. Costantino apre al cristianesimo, ma notando le vivaci controversie che attraversano le comunità intorno alla persona di Gesù Cristo, non certo utili per le sorti dell’impero, convoca i vescovi (300) a concilio. Stabilire la questione della divinità di Gesù non è questione di lana caprina, ma ne va dell’idea stessa di Dio e della salvezza e non da ultimo della coesione interna dell’impero. Dopo aver incorniciato l’evento nel suo tempo, la peculiarità del Simbolo, la sua (faticosa) ricezione nella storia e la sua esemplarità per noi oggi nell’urgenza di ridire (riconfessare) la singolarità della persona (e quindi del messaggio) di Gesù Cristo, la rivista opera un serrato affondo su alcune «note» cristologiche di sicuro interesse e impatto: la sua maschilità, il suo essere ebreo, la sua mediazione di salvezza, il primo di una fratellanza nuova che ieri, oggi e domani formerà la famiglia di Dio.
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Contributi di: Alessandro Cortesi - Alfio Giovanni Cristaudo - Chiara Curzel - Carmelo Dotolo - Daniele Gianotti - Jean Paul Lieggi - Milena Mariani - Morandini Simone - Leonardo Paris - Riccardo Saccenti - Piero Stefani

Quarta di copertina

Primo concilio ecumenico della storia della chiesa (325), Nicea si ricorda in particolare per il Credo sottoscritto, quello che ha posto le basi dell’attuale Simbolo della nostra fede cristiana. Costantino apre al cristianesimo, ma notando le vivaci controversie che attraversano le comunità intorno alla persona di Gesù Cristo, non certo utili per le sorti dell’impero, convoca i vescovi (300) a concilio. Stabilire la questione della divinità di Gesù non è questione di lana caprina, ma ne va dell’idea stessa di Dio e della salvezza e non da ultimo della coesione interna dell’impero. Dopo aver incorniciato l’evento nel suo tempo, la peculiarità del Simbolo, la sua (faticosa) ricezione nella storia e la sua esemplarità per noi oggi nell’urgenza di ridire (riconfessare) la singolarità della persona (e quindi del messaggio) di Gesù Cristo, la rivista opera un serrato affondo su alcune «note» cristologiche di sicuro interesse e impatto: la sua maschilità, il suo essere ebreo, la sua mediazione di salvezza, il primo di una fratellanza nuova che ieri, oggi e domani formerà la famiglia di Dio.

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