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Prima lettera di Pietro

Prima lettera di Pietro

Un tempo piuttosto trascurata, oggi la Prima lettera di Pietro gode di straordinaria attenzione. Da quando il Concilio Vaticano II ha riscoperto il sacerdozio e la missione del popolo di Dio, come d'incanto si sono aperti gli occhi anche su questo splendido gioiello della letteratura neotestamentaria. Qui in primo piano è il Vangelo, seme incorruttibile di vita. Rigenerati dalla Parola, i cristiani sono di conseguenza dei comunicatori nella società e nella famiglia, tra le genti e i non-credenti. Questa lettera invita a 'stare' nelle avversità, puntando sulle belle opere più che sulle belle parole. Parla di gioia e di speranza, ma in termini robusti: gioia della nuova vita, della grande misericordia che ci ha rigenerato, di credere e amare Gesù «pur senza averlo visto», gioia di un amore fraterno cordiale e senza ipocrisia.
Elena Bosetti, suora di Gesù Buon Pastore, è docente di esegesi del Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e l'Istituto superiore di scienze religiose di Modena. Membro del Coordinamento nazionale di apostolato biblico (CEI), è attivamente impegnata in varie forme di servizio della Parola. Tra le sue pubblicazioni: Il Pastore. Cristo e la chiesa nella Prima lettera di Pietro, 1990; La tenda e il bastone. Figure e simboli della pastorale biblica, 1992; Luca. Il cammino dell'evangelizzazione, 1995; Donne nel popolo di Dio: 16 proposte per incontri biblici, 1998; Marco. Il rischio di credere, 2000; Cantico dei Cantici: "Tu che il mio cuore ama", 2001; 'Va' dai miei fratelli e dì loro''. Suor Elena annuncia il Vangelo in tivù, 2001; Matteo. Un cammino di speranza, 2002.

Quarta di copertina

Un tempo piuttosto trascurata, oggi la Prima lettera di Pietro gode di straordinaria attenzione. Da quando il Concilio Vaticano II ha riscoperto il sacerdozio e la missione del popolo di Dio, come d'incanto si sono aperti gli occhi anche su questo splendido gioiello della letteratura neotestamentaria. Qui in primo piano è il Vangelo, seme incorruttibile di vita. Rigenerati dalla Parola, i cristiani sono di conseguenza dei comunicatori nella società e nella famiglia, tra le genti e i non-credenti. Questa lettera invita a 'stare' nelle avversità, puntando sulle belle opere più che sulle belle parole. Parla di gioia e di speranza, ma in termini robusti: gioia della nuova vita, della grande misericordia che ci ha rigenerato, di credere e amare Gesù «pur senza averlo visto», gioia di un amore fraterno cordiale e senza ipocrisia.

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