Sicurezza
Il Novecento è stato il secolo di Auschwitz e della violenza. Le guerre hanno contato milioni di morti, e l’umanità si è rivelata in grado di distruggere il pianeta che la ospita. Eppure nel secolo scorso la sicurezza non era quell’ossessione che oggi offusca lo sguardo. Ci siamo risvegliati dall’illusione del progresso e delle sue magnifiche sorti, scoprendoci aridi di pensiero e privi di futuro. In un presente pieno di insidie, l’incertezza si tramuta in paura, e la paura in aggressività.
Per dare una nuova possibilità all’umanesimo occorre fare i conti con le grandi tragedie del Novecento. E nell’elaborazione del passato trovare le ragioni di un cambio di paradigma, capace di far propria la cultura del limite e la forza della nonviolenza. Occorre trasformare l’idea di sicurezza: non difesa dagli altri, ma cura dello stare assieme.
Mauro CEREGHINI, ricercatore e formatore sui temi della pace, della mediazione e della cooperazione internazionale. Ha insegnato sociologia dei paesi in via di sviluppo all’Università di Trento, è stato presidente del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale e ha diretto l’Osservatorio Balcani e Caucaso. Attualmente lavora come operatore culturale a Merano.
Michele NARDELLI, saggista, dirigente politico, ricercatore sui temi della pace è stato consigliere regionale del Trentino Alto Adige-Südtirol e presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani. Studioso dell’Europa di mezzo è, nel 1999, fondatore di Osservatorio Balcani e Caucaso. Impegnato per anni nella cooperazione internazionale è autore con Mauro Cereghini di "Darsi il tempo. Idee e pratiche per un’altra cooperazione internazionale" (2008).
Quarta di copertina
Il Novecento è stato il secolo di Auschwitz e della violenza. Le guerre hanno contato milioni di morti, e l’umanità si è rivelata in grado di distruggere il pianeta che la ospita. Eppure nel secolo scorso la sicurezza non era quell’ossessione che oggi offusca lo sguardo. Ci siamo risvegliati dall’illusione del progresso e delle sue magnifiche sorti, scoprendoci aridi di pensiero e privi di futuro. In un presente pieno di insidie, l’incertezza si tramuta in paura, e la paura in aggressività.
Per dare una nuova possibilità all’umanesimo occorre fare i conti con le grandi tragedie del Novecento. E nell’elaborazione del passato trovare le ragioni di un cambio di paradigma, capace di far propria la cultura del limite e la forza della nonviolenza. Occorre trasformare l’idea di sicurezza: non difesa dagli altri, ma cura dello stare assieme.
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